Allenta la catena
e vola
nello spazio.
Mille ali si intrecciano
e disegnano
un respiro, una nota
che sale.
Allenta la catena:
la vita
è a un passo da noi.
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Qui mi àncorano
i vostri corpi abbandonati
nel sonno
e l'ostinata necessità
d'un senso,
le promesse di altre stagioni
per un attimo
scorte quasi per caso
fra gli spinosi rami
del melograno.
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Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni,
la fusione dell’idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
avrai l’immortalità.
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Se il tuo nome fosse la parola
che esplode nel gran cerchio del tempo,
fosse il rito della spiga
e la neve dell’Himalaia,
e lava lava che in candescenza bruci,
fosse il dente della ruota
e masticasse la disperazione, i dubbi
con tutti gli altri io l’avrei perduto.
Ma s’è intrecciato nel mio cuore
e ride
ride riconoscendo il cielo
e turbinando dentro spirali e vortici
m’indica l’eterno.
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Tracce di luce
hanno schiuso il mio cuore,
il mio cuore compatto,
serrato allo stremo.
Sono tracce impercettibili
che misuro con arroganza
e con timore:
sboccerò fiore o nulla?
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La tua innocenza stupisce
la mente ottusa, abbarbicata
a reperti di morto passato.
A volte ritorna il fastidio,
la paura di ricordi
non ancora archiviati
ostacola pensieri piu' sottili
e mi domando tu come peschi
col tuo sorriso ironico
che solleva leggero tutta l'ansia
come d'estate il mantra
di festose cicale.
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L'amore non ha porte
che si chiudono,
è intarsiato di colori
e alfabeti
per rendere evidente
il nostro viaggio
fra luci ed ombre
di spalancati mondi
su forme che trapassano
l'effimero.
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All'improvviso alberi a centinaia
i loro rami fondevano in tronchi,
in foglie scintillanti.
Io nell'ombra
stupivo
di quell'immenso verde.
D'un balzo abbracciai il piu' vicino,
lo tenni stretto finché di tutti
non ascoltai il respiro.
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Non basteranno secoli di sonno
o di solitudine
a cancellare l’istante di grazia
che ci attraversa.
La sua bellezza ci ha trasformati,
resi invulnerabili.
Non avremo lacrime per gli ultimi,
soltanto la certezza
del loro riscatto.
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Sia quest’onda di luce
l’abbagliante silenzio
di una notte stellata,
sia il respiro del vento
fra i capelli, le foglie
e l’inquieto viaggiare sia cammino,
sia riposo dopo giorni e poi giorni
d’inesausta ricerca. Invisibile,
eppure presente si rivela l’essenza.
Ciò che siamo, compimento.
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Tu mi accompagni in questo viaggio.
La tua presenza mi veste della tua luce,
l’opacità è ricordo di ciò che non è.
Il movimento non segue le mie leggi,
sono immobile e procedo.
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Emily prepara il maiale, tu la vedi?
Con Olav e Antonia.
Non sono ombre i poeti che amo,
vivono i miei giorni
disordinati, esausti;
talora nutrono la speranza
del risveglio. Mi accompagnano
mentre sbuccio patate,
scrivo o piango.
Le ombre sono nel cuore
malato di nostalgia, nel dolore
che tutti attraversa, nel passo di danza
e nell’arresto.
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E’ qui,
questa è la vita che scorre,
insensata all’apparenza,
per chi soffre è tortura
e vanità per chi non apre
una via di conoscenza.
Eppure è proprio qui
in quest’attimo il prodigio:
esserci dentro con tutta la forza
misurata al millimetro,
nessuno spreco,
per capire e condividere.
E’ qui l’estasi,
nel movimento degli astri
il suo riflesso,
nel flusso del sangue,
nella mano che scrive.