LA GEMMA ADDORMENTATA


UNA PAROLA CHE AIUTA AD ESSERE VIVI
ANCHE ATTRAVERSO L’ESPERIENZA DEL DOLORE
E CHE CERCA DI RISANARE QUELLA SCISSIONE
FRA POESIA E PENSIERO, CHE È LA GRANDE FERITA DELL’OCCIDENTE

La sesta raccolta di poesie di Laura Scottini, intitolata La gemma addormentata, raccoglie cinquanta componimenti scritti fra il novembre 2006 e il febbraio 2007. Pur con novità di accenti rispetto alle sillogi precedenti, la scrittrice continua, con tenacia e passione, una ricerca coerente tesa a rivelare le innumerevoli potenzialità insite nell’uomo, purché egli abbia la volontà di lavorare con rigore su se stesso, mettendo in discussione certezze consolidate. L’itinerario che la Scottini ci invita a percorrere è diverso, anche se, di volume in volume, ritornano alcuni temi e motivi della sua ispirazione: amore, morte, necessità di comunicare ed essere solidali con gli altri. In una lettera la Scottini fa alcune affermazioni che mi pare opportuno riportare:

“Poesia è uno sguardo rivolto all’interno, nella zona più profonda, quella che non ha voce, se non poetica, la voce che prima di parlare ascolta perché nell’ascolto riconosce il proprio compito. Ascolto di sé, dell’altro, della natura, di tutti gli esseri, dei pensieri, delle emozioni, dei sogni, delle passioni, dei tormenti, delle ansie, delle paure”.

La poetessa invita dunque il lettore ad esercitare l’arte difficile dell’ascolto paziente di tutto ciò che ci circonda, mantenendo la necessaria distanza per arrivare ad un approfondito livello di conoscenza, portando alla luce le zone d’ombra che ci impediscono di entrare in sintonia con la natura . Subito dopo l’autrice aggiunge:

“Difficile percorso è quello della poesia: scruta nell’oscuro per salvare, attraverso una serrata disciplina, la gemma addormentata che dentro ciascuno di noi tenta disperatamente, talora senza neppure saperlo, di schiudersi, di fiorire. Lo tenta con tutte le forze, con modalità per lo più sbagliate, perché non sa, non distingue la via. Nebbie, rumori, suoni ancestrali ostacolano il passaggio della timida luce che riscalda, riporta alla vita. A volte si apre uno spiraglio nel buio, ma è piccola cosa, a cui non si attribuisce valore. Eppure, se lo afferrassimo, quel filo ci porterebbe fuori dai diecimila labirinti che ci siamo costruiti addosso. Se potessimo per un attimo scorgere la bellezza dello sguardo che si riconosce, colmo d’affetto, di sollecitudine, che si sente collegato a tutto ciò che esiste, inserito in quel momento, in quel luogo perfetto perché possibile, saremmo liberi dalla sofferenza. Il nostro compito è risvegliare la gemma: la poesia aiuta in questo immane lavoro, è strumento, occhio, mano, cuore, intelletto, che interagiscono per dar forma e significato al nostro viaggio, apparentemente incomprensibile. Tutto questo con levità, innocente stupore, con l’attitudine semplice del viandante che misura il suo passo con calma e attenzione. Nella gemma addormentata che si risveglia e si dischiude è insita l’idea della trasformazione. Trasformarsi significa infatti comprendere che la nostra piccola esistenza può avere un grande significato se abbiamo l’umiltà di chiederci con pazienza e con intelligenza di testimoniare ciò che di più profondo vive in noi”.

La nuova raccolta di versi pone con forza l’accento sulla necessità di porre attenzione allo stadio di passaggio tra le diverse condizioni del nostro essere. Le poesie della Scottini, che nell’agosto e nel novembre 2007 sono diventate due applauditi recital, grazie alla collaborazione di un giovane e promettente pianista, Gianluca Ascheri, lanciano un messaggio di amicizia e costituiscono insieme un fecondo nutrimento di cuore e mente. Per riprendere i titoli di due mie introduzioni ad altrettante raccolte della Scottini, le sue poesie per un verso ci aiutano a “ vincere la nostra precarietà” e per l’altro sono “un grido di dolore in cerca di risposte” . In un mondo frenetico come il nostro che concede uno spazio sempre minore alla riflessione, la poesia si rivela essenziale per aiutarci ad ascoltare la vita segreta che è in noi e che pulsa col respiro. Oltre a contribuire a farci meglio interpretare segnali quasi impercettibili che provengono da individui, animali, alberi e cose, questi versi ci invitano a liberarci dall’inerzia che ci impedisce di raggiungere la piena maturazione. Del resto la poetessa ama ripetere che la poesia è non solo “uno sguardo che svela e rivela”, ma “anche solidarietà e condivisione di ciò che si è visto e compreso”.

(Prof. Roberto Trovato)


Raccolta di poesie edita da Aletti Aditore
prefazione di Roberto Trovato

 

Home